MercAndino
COME NASCE:
“MercAndino”... … nasce dal Desiderio di sostenere le missioni dell’Operazione Mato Grosso…… Ti dà l’opportunità di fare qualcosa di Buono per gli altri…… apre la porta alle situazioni più fragili del nostro territorio.
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CHE COSA E’:
E’ un luogo del Riciclo e del Riuso, dove gli oggetti trovano una seconda vita.E’ gestito interamente da volontari e TUTTE le offerte sono destinate ai più poveri dell’America Latina.Ha anche la funzione di salvaguardia dell’ambiente e si inserisce nell’ottica dell’economia circolare.
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COME FUNZIONA:
Al MercAndino tutti gli oggetti donati vengono sistemati e valutati dai volontari e quindi ceduti in cambio di un’offerta.Gli oggetti che volete donare si RICEVONO SOLTANTO NEGLI ORARI DI APERTURA.Vi preghiamo di NON ABBANDONARE nessun oggetto fuori dal cancello e fuori dagli orari di apertura.
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SIAMO APERTI:
Tutti i Martedì del mese 18:00-21:00 2° Sabato del mese 09:00-12:00 4° Domenica del mese 15:00-19:00
CONTATTI:
Telefono: Francesca 338/5455911 Silvia 333/9856732
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
DOVE SIAMO: Via del Paradiso, 65/B Campi Bisenzio (FI)
VI ASPETTIAMO!!! GRAZIE del vostro AIUTO ! |
L'orto della carità
Com’è nato?
Nell’aprile del 2011 padre Michele, un sacerdote che è stato per molti anni in missione in Perù, aveva il desiderio di coltivare un orto.
Un parrocchiano, decise di realizzare il sogno del sacerdote, offrendo alla parrocchia un suo pezzo di terra che teneva incolto e quasi abbandonato. Padre Michele diede l’incarico a tanti ragazzi, che allora frequentavano la terza media, di aiutarlo in questo progetto. E così ebbe inizio l’orto della Carità!
Una frase degli Atti degli Apostoli è stato il motto che ha dato a tutti l’input per accettare la sfida: “C’è più gioia nel dare, che nel ricevere”.
Quale è il suo scopo?
Un giorno venne l’idea di vendere i prodotti, e devolvere il ricavato alle missioni dell’Operazione Mato Grosso, nei paesi dell’America Latina.
All’inizio non è stato facile, molti parrocchiani si sono rimboccati le maniche e a volte hanno sfidato anche le intemperie per dare avvio alle attività.
Il motore di quest’orto è senza dubbio la generosità e la disponibilità di volontari, pensionati, pensionate, giovani, meno giovani che nel tempo libero mettono in campo le loro energie.
E quindi piantano, innaffiano, zappettano e raccolgono. Uomini più esperti nei periodi più consoni arano con il trattore, e con la motozappa.
In alcuni periodi dell’anno vengono coinvolte le famiglie, perché per lavorare servono più mani: e così il 25 aprile c’è la piantagione primaverile, e la prima domenica di settembre quella invernale.
E’ bello vedere l’orto pieno di famiglie che per un giorno lasciano la modernità e le loro comodità per dedicarsi alla coltivazione della terra e ai bisogni dei più poveri.
Durante il grest estivo anche bambini e ragazzi danno il loro contributo, riscoprendo il contatto con la natura, aiutando a piantare insalata, porri, a raccogliere agli, zappettare per levare le erbacce superflue, ...
Gli acquirenti sono tantissimi, ogni volta che si raccoglie ci sono moltissime ordinazioni.
Naturalmente il lavoro è tanto e servono sempre più volontari. Se qualcuno vuole entrare a far parte della famiglia dell’ORTO della CARITA' sarà il benvenuto!!!
L'Organo del Priore Andrea Benini
Se osserviamo una vecchia foto della facciata della chiesa di San Lorenzo ci accorgiamo che fra la canonica e la chiesa, sul lato sinistro, esisteva un fabbricato.
Dalla canonica, attraverso questo edificio illuminato da due finestre e chiamato “Il Granaio", con una scala di legno si arrivava alla cantoria, costruita sopra la porta d'ingresso della chiesa e dotata di una balaustra in finta pietra.
La Cantoria fu demolita nel 1959 per volere del parroco don Onorio Masetti.
Verso la fine del settecento in questa cantoria, in mezzo a due piccole finestre rettangolari, fu collocato un organo divenuto famoso e di cui racconto la sua storia.
Dalla "Gazzetta Toscana" del 12 Agosto 1773, si rileva che l'organo fu fabbricato da Pietro Agati, famoso organaio pistoiese, su commissione del priore don Andrea Benini da lui finanziato e di conseguenza di sua proprietà.
Nello stesso documento si ricorda l'inaugurazione dell'organo con i solenni festeggiamenti del 10 Agosto, festa di San Lorenzo.
E' sorprendente sapere come questo strumento, realizzato dall'Agati, fu perfezionato dal priore, sacerdote di grande levatura culturale, esperto di arte organaria e musicale, con l'aggiunta di un nuovo registro di “ graditissima e dolce armonia ”.
Il priore don Andrea era anche dotato nel campo della meccanica musicale, come ci ricorda il parroco di San Rufignano a Sommaia don Antonio Servolini che da lui acquistò l'organo per la sua chiesa.
In un documento del 1803 il Servolini annota: “ padre Andrea Benini; priore di San Lorenzo a Campi, uomo pieno di meriti grandi e poco noto alla repubblica letteraria per la sua umiltà e meno noto ai superiori ecclesiastici per le solite ragioni che io tacerò. ” era forse seguace della dottrina giansenista.
La passione per la meccanica organaria fu trasmessa da don Andrea anche al giovane contadino da lui istruito sia nella meccanica come pure nell'abilità di suonare lo strumento, fino al punto di superare il suo padrone e maestro.
Il contadino era Michelangelo Paoli (1777- 1854 ), divenuto poi onore e vanto del popolo di San Lorenzo.
Nel mese di Ottobre del 1817 l'organo settecentesco, restaurato da Michelangelo, alla morte del vecchio parroco, fu venduto dal nipote Rocco alla pieve di Santo Stefano a Campi dove ancora oggi è conservato.
Con questo articolo termina la pubblicazione “ La storia , la fede, la tradizione del popolo di San Lorenzo a Campi “ .
Desidero ringraziare il parroco don Ivo per la disponibilità alla pubblicazione sul sito parrocchiale, la signora Rita Frati, preziosa collaboratrice nella pubblicazione di queste memorie. Franco Masi
Il Patrimonio artistico della chiesa di San Lorenzo
Il Patrimonio artistico della chiesa di San Lorenzo
Le vicende storiche e architettoniche relative alla chiesa nei secoli hanno influito sulla formazione del suo patrimonio artistico, ora arricchendolo ora depauperandolo.
Quadri, pale di altare, affreschi che nei secoli hanno decorato gli altari, a causa delle diverse dedicazioni, venivano tolti e ricoverati in una grande stanza, che metteva in comunicazione la canonica con il campanile e l'abside. Questa stanza fu distrutta nel 1959 per volere di don Onorio Masetti per costruire la nuova sacrestia.
Molti cambiamenti nelle dedicazioni degli altari sono avvenuti alla morte del parroco don Angelo Benvenuti, nel 1824, l'ultimo nel 1930 voluto da don Ottavio Conti dedicando l'altare della navata destra al Sacro Cuore di Gesù.
Servendosi dei documenti in archivio, che contengono la descrizione più antica “delle terre e chose della chiesa di San Lorenzo a Champi”, sappiamo che in chiesa oltre all'altare maggiore esistevano altri quattro altari di cui tre di patronato di famiglie locali.
L’altare “ nella chapella del popolo”, ricordato anche come altare de' Massari, nel 1539 viene identificato con la cappellania “sub titulo Annuntiationis”.
L’altare degli Strozzi era decorato con una tavola “ di Nostra Donna dipinta in legname”, quadro confermato dall' inventario effettuato dal rettore Scarpettini nel 1624.
L' altare de' Rastregli, al tempo della visita pastorale dell'arcivescovo Antonio Altoviti del 18 ottobre 1568 presentava in “ pariete dipinta imago Beatae Virginis “..
L' altare de' Potenti, situato a destra dell'altare maggiore, scompare come patronato e viene ricordato come altare “Societatis sancti Ieronymi”.
In occasione della visita dell'arcivescovo Pietro Niccolini si riscontra la presenza di “ un telaio con tela dipinto dentro San Girolamo e San Lorenzo ”, come dall'inventario del 1824 si ha notizia di una “tavola di pietra a muro dipinta a fregio e rappresentante il Purgatorio”; tela che adornava l'altare della Madonna del Carmine e in seguito nel 1863, sopra questo altare, compare per la prima volta il dipinto rappresentante “ il transito di San Giuseppe, quadro mediocrissimo con figura due terzi del vero, dipinto a olio su tela da ignoto fiorentino della prima metà del XVIII secolo, conservato assai ” .
Fra Fede e Credenze popolari
Don Ottavio Conti il 6 maggio 1914 fa un riscontro delle opere esistenti nella chiesa.
In tale riscontro si accorge della sparizione di due quadri, ancora documentati in chiesa nel giugno del 1889, il primo raffigurava “ Santa Caterina da Siena in estasi ”, i l secondo “ L'apparizione della Vergine a San Filippo Neri ”.
Questo ultimo fu fatto eseguire da Pietro Strozzi fra il 1622 e il 1624 per il proprio altare andato poi distrutto nel 1820 a causa della costruzione di una nuova cappella dedicata all'Arcangelo Raffaele. Il quadro fu di conseguenza collocato nell'abside e l'unica traccia rimasta è una cornice centinata conservata oggi in canonica.
In base alle molte testimonianze il quadro che rappresentava “L'Apparizione della Vergine a San Filippo Neri”, pare sia andato distrutto nell'incendio del 4 giugno 1894, fatta eccezione della parte centrale identificata con l'immagine della Madonna con Bambino salvata per intervento divino.
Questa credenza è stata tramandata per molto tempo e la Sacra Immagine venerata come miracolosa.
In occasione della visita pastorale del card Elia Dalla Costa, nel 1936, il parroco don Ottavio Conti: “rammenta l' altare della Madonna del Carmine Patrona di questo popolo in grandissima venerazione, il piccolo quadro di valore che rappresenta la Vergine del Carmine è il centro di un antico quadro che si dice rappresentasse la Visione a San Filippo Neri”.
La completa estraneità del quadro del “Volterrano” con quello “Della Apparizione” è dimostrata, in modo inequivocabile dagli inventari redatti nel 1790 e nel 1821 nei quali le due opere sono singolarmente descritte e distinte.
L'Adorazione dei pastori
Un ultimo quadro rimasto fra quelli ricordati é “L'Adorazione dei pastori”.
Sulla parete della navata destra della chiesa è possibile ammirare, sopra le Via Crucis in terracotta dello scultore umbro Giovanni Riccetti, questo dipinto opera ascrivibile a un anonimo pittore del barocco fiorentino affine a Pier Dandini.
La caratteristica di questa tela è la luce che si irradia dal Bambino e che illumina tutta la scena con contrasti di luce e ombra.
Il quadro, in condizioni pietose, fu restaurato nel 1991 per volere del parroco don Aroldo Carotti.
Il Patrono San Lorenzo
Il nostro patrono, il diacono Lorenzo, è uno dei sette diaconi di Roma; poche sono le notizie sulla sua vita.
Lorenzo nasce a Huesca in Aragona alle falde dei Pirenei in Spagna nel 225 e muore a Roma il 10 Agosto del 258.
Da giovane fu inviato a Saragozza, ove completò gli studi umanistici e teologici; qui conobbe il vescovo Sisto, insegnante in un famoso e apprezzato centro di studi della città. Tra maestro ed allievo si creò una stima e un' amicizia reciproche.
In seguito entrambi lasciarono la Spagna per trasferirsi a Roma
Quando il 30 agosto 257 Sisto fu eletto vescovo di Roma, affidò a Lorenzo il compito di arcidiacono, cioè di responsabile nella distribuzione dei beni della chiesa ai poveri e alle vedove della diocesi di Roma.
Nell' agosto del 258 l'imperatore Valeriano emanò un editto, secondo il quale tutti i vescovi presbiteri e diaconi dovevano essere messi a morte.
L'editto fu immediatamente eseguito, al tempo in cui Daciano era prefetto dell'Urbe.
Sorpreso mentre celebrava l' Eucarestia nelle catacombe di Pretestato, il vescovo divenuto papa con il nome di Sisto II, fu ucciso il 6 agosto insieme a quattro dei suoi diaconi; il 10 agosto fu la volta di Lorenzo, all' età di 33 anni.
Le vicende più note del martirio di Lorenzo sono descritte, con ricchezza di particolari, nella “Passio Polychromi”, di cui abbiamo tre redazioni ( V - VII sec).
In questo racconto è un dato di fatto che siano contenuti elementi leggendari, anche se talune notizie qui presentate sono note anche da testimonianze precedenti come quella di Ambrogio nel “De Officiis Ministrorum”, ripresa, in seguito, da Prudenzio e da Agostino d' Ippona, poi ancora da Massimo di Torino, Pier Crisologo, papa Leone I.
Ambrogio descrivendo il martirio di Lorenzo menziona la famosa graticola, strumento del supplizio e ricorda la famosa frase con cui l' arcidiacono della chiesa di Roma, rivolgendosi ai suoi aguzzini dice: Assum est....versa et manduca, “ E' cotto....girami e mangia”.
Per via di questo passo nel medioevo si diffuse la credenza secondo cui il corpo del martire fu fatto a pezzi e dato in pasto alla plebe vittima di una carestia.
La famosa Notte di San Lorenzo è tradizionalmente associata al fenomeno delle stelle cadenti, considerate evocative dei carboni ardenti su cui il Santo fu martirizzato.
Sue caratteristiche iconografiche sono: la graticola, il ramo di palma, la dalmatica rossa, il libro, l' elemosina; è Patrono dei diaconi, pompieri, cuochi, librai.
Nella nostra chiesa ci sono molte opere che ricordano e onorano il martire. Quelle dell'abside sono le più antiche: ammiriamo, scoperto e restaurato, in occasione dei lavori di ricostruzione del 1963, il frammentario ciclo di affreschi di scuola fiorentina della prima metà del quattrocento, che illustrano storie della sua vita; nella parete sinistra vediamo San Lorenzo nell'atto di salvare le anime del purgatorio, nella parete destra la scena del martire che presenta i poveri all'imperatore; completa il ciclo pittorico la cupola con gli stemmi dei quattro evangelisti.
Sull' altare nella cappella dell' Arcangelo è visibile il busto in terracotta, copia di pregevole fattura attribuito a Donatello, la cui copia originale è custodita nella sacrestia vecchia dell' omonima basilica medicea fiorentina.
A causa di un incendio, all' inizio degli anni cinquanta, fu distrutta la bella finestra settecentesca dell'abside e sostituita nel 1952 da una piccola circolare con vetrata rappresentante San Lorenzo benedicente su disegno di Severino Croff, famoso architetto fiorentino autore anche del distrutto altare maggiore di marmo bianco.
Questa vetrata, in seguito, fu tolta e fatta restaurare da don Aroldo e collocata all'inizio degli anni settanta all'interno nella controfacciata.
Il nuovo complesso figurativo del patrono, voluto da don Onorio, è inserito armonicamente nel programma di rinnovamento dell'edificio, di cui è autore lo scultore umbro Giovanni Riccetti: i rilievi del portale maggiore con episodi della vita, il mosaico con la Glorificazione di San Lorenzo collocato sulla facciata.
Da “ La fede, la storia, la tradizione del popolo di San Lorenzo a Campi “
Franco Masi
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