Il Patrimonio artistico della chiesa di San Lorenzo
Le vicende storiche e architettoniche relative alla chiesa nei secoli hanno influito sulla formazione del suo patrimonio artistico, ora arricchendolo ora depauperandolo.
Quadri, pale di altare, affreschi che nei secoli hanno decorato gli altari, a causa delle diverse dedicazioni, venivano tolti e ricoverati in una grande stanza, che metteva in comunicazione la canonica con il campanile e l'abside. Questa stanza fu distrutta nel 1959 per volere di don Onorio Masetti per costruire la nuova sacrestia.
Molti cambiamenti nelle dedicazioni degli altari sono avvenuti alla morte del parroco don Angelo Benvenuti, nel 1824, l'ultimo nel 1930 voluto da don Ottavio Conti dedicando l'altare della navata destra al Sacro Cuore di Gesù.
Servendosi dei documenti in archivio, che contengono la descrizione più antica “delle terre e chose della chiesa di San Lorenzo a Champi”, sappiamo che in chiesa oltre all'altare maggiore esistevano altri quattro altari di cui tre di patronato di famiglie locali.
L’altare “ nella chapella del popolo”, ricordato anche come altare de' Massari, nel 1539 viene identificato con la cappellania “sub titulo Annuntiationis”.
L’altare degli Strozzi era decorato con una tavola “ di Nostra Donna dipinta in legname”, quadro confermato dall' inventario effettuato dal rettore Scarpettini nel 1624.
L' altare de' Rastregli, al tempo della visita pastorale dell'arcivescovo Antonio Altoviti del 18 ottobre 1568 presentava in “ pariete dipinta imago Beatae Virginis “..
L' altare de' Potenti, situato a destra dell'altare maggiore, scompare come patronato e viene ricordato come altare “Societatis sancti Ieronymi”.
In occasione della visita dell'arcivescovo Pietro Niccolini si riscontra la presenza di “ un telaio con tela dipinto dentro San Girolamo e San Lorenzo ”, come dall'inventario del 1824 si ha notizia di una “tavola di pietra a muro dipinta a fregio e rappresentante il Purgatorio”; tela che adornava l'altare della Madonna del Carmine e in seguito nel 1863, sopra questo altare, compare per la prima volta il dipinto rappresentante “ il transito di San Giuseppe, quadro mediocrissimo con figura due terzi del vero, dipinto a olio su tela da ignoto fiorentino della prima metà del XVIII secolo, conservato assai ” .
Fra Fede e Credenze popolari
Don Ottavio Conti il 6 maggio 1914 fa un riscontro delle opere esistenti nella chiesa.
In tale riscontro si accorge della sparizione di due quadri, ancora documentati in chiesa nel giugno del 1889, il primo raffigurava “ Santa Caterina da Siena in estasi ”, i l secondo “ L'apparizione della Vergine a San Filippo Neri ”.
Questo ultimo fu fatto eseguire da Pietro Strozzi fra il 1622 e il 1624 per il proprio altare andato poi distrutto nel 1820 a causa della costruzione di una nuova cappella dedicata all'Arcangelo Raffaele. Il quadro fu di conseguenza collocato nell'abside e l'unica traccia rimasta è una cornice centinata conservata oggi in canonica.
In base alle molte testimonianze il quadro che rappresentava “L'Apparizione della Vergine a San Filippo Neri”, pare sia andato distrutto nell'incendio del 4 giugno 1894, fatta eccezione della parte centrale identificata con l'immagine della Madonna con Bambino salvata per intervento divino.
Questa credenza è stata tramandata per molto tempo e la Sacra Immagine venerata come miracolosa.
In occasione della visita pastorale del card Elia Dalla Costa, nel 1936, il parroco don Ottavio Conti: “rammenta l' altare della Madonna del Carmine Patrona di questo popolo in grandissima venerazione, il piccolo quadro di valore che rappresenta la Vergine del Carmine è il centro di un antico quadro che si dice rappresentasse la Visione a San Filippo Neri”.
La completa estraneità del quadro del “Volterrano” con quello “Della Apparizione” è dimostrata, in modo inequivocabile dagli inventari redatti nel 1790 e nel 1821 nei quali le due opere sono singolarmente descritte e distinte.
L'Adorazione dei pastori
Un ultimo quadro rimasto fra quelli ricordati é “L'Adorazione dei pastori”.
Sulla parete della navata destra della chiesa è possibile ammirare, sopra le Via Crucis in terracotta dello scultore umbro Giovanni Riccetti, questo dipinto opera ascrivibile a un anonimo pittore del barocco fiorentino affine a Pier Dandini.
La caratteristica di questa tela è la luce che si irradia dal Bambino e che illumina tutta la scena con contrasti di luce e ombra.
Il quadro, in condizioni pietose, fu restaurato nel 1991 per volere del parroco don Aroldo Carotti.