- Dettagli
I 50 anni della Misericordia sezione di san Piero a Ponti.
|
Il 22 gennaio 2023, per ricordare i 50 anni della nascita della sezione di San Piero a Ponti, la Misericordia di Campi Bisenzio celebra l'annuale festa del patrono San Sebastiano nella chiesa di San Cresci. Questa sezione, nata nel 1973, è rimasta all'inizio nei locali di via Nazario Sauro fino all'inaugurazione della nuova sede in via Carlo Alberto dalla Chiesa avvenuta il 16 settembre 2000. |
“50 Anni insieme a Voi” frase scelta per celebrare l'anniversario, sancisce un traguardo importantissimo e incrementa la sentita e concreta collaborazione della Misericordia con la parrocchia. Lo scopo principale di questa cooperazione è infatti l'esercizio delle opere di misericordia.: “Omnia vestra in caritate fiant”. Fate tutte le cose con carità. La Storia della Misericordia di seguito descritta, serva principalmente per far conoscere queste ricchezze spirituali trasmesse dai nostri avi, perchè conoscendole e valorizzandole si possano tramandarle ai posteri: la memoria fa forte un popolo radicandolo nel passato e preparandolo per affrontare il futuro. Franco Masi Da: La fede, la storia, la tradizione del popolo di San Lorenzo a Campi. |
|
La Venerabile Compagnia di S.Maria della Misericordia di San Lorenzo a Campi. (1816-1960) Nel territorio di Campi si hanno notizie di antiche confraternite laiche già a partire dal XIV secolo: la Congregazione della Beata Vergine, presso la chiesa di S. Maria, ospizio per i pellegrini diretti ai santuari di San Iacopo, la Compagnia del Corpus Domini e quella della Santa Croce, legata alla venerata immagine del Crocifisso, nella pieve di Santo Stefano. Nel Quattrocento, per volere di alcuni parrocchiani di San Lorenzo, si ha la nascita di una nuova confraternita intitolata a San Girolamo. I capitoli furono approvati il 19 dicembre 1448 dall’Arcivescovo fiorentino Antonino Pierozzi nell’ambito della vasta riforma spirituale delle associazioni laicali da lui fortemente volute. La Confraternita era ospitata in un oratorio costruito addossato al fianco destro della chiesa. La dimostrazione di tale vicinanza è testimoniata da un documento redatto in occasione della visita pastorale dell’Arcivescovo Antonio Altoviti nel 1568 in cui si legge che una “ fenestra magna ferrata ” mette in comunicazione i due ambienti e che un altare appartiene alla “ Societatis Sancti Ieronymi ” L’altare seicentesco, in pietra serena, come ricordato nella visita pastorale dell’Arcivescovo Antonio Morigia del 23 ottobre 1865, fu costruito nella parete di fondo dell’oratorio e conservava entro una nicchia scavata nel muro e incorniciata da un arco, un affresco seicentesco opera del pittore campigiano Michele Arcangelo Palloni. Questo affresco, sconosciuto fino all'inizio degli anni sessanta, fu dall'autore realizzato in funzione dell' antico Crocifisso posto al centro del dipinto, fra la Madonna,san Giovanni e san Girolamo ai piedi della croce, dando così senso compiuto alla composizione. Il Crocifisso appartenente alla Confraternita, era in passato oggetto di grande venerazione. La nuova Confraternita della Misericordia è stata inoltre ricordata da un’epigrafe, oggi scomparsa, collocata sotto l’altare dell’oratorio e il cui testo ci è pervenuto attraverso la trascrizione fatta negli anni trenta dal priore don Ottavio Conti. |
|
“D.O.M. Quod Sodalitas Misericordiae indigentib. infirmis sublevandis Cum titolaribus S.S.Tobia ac Sebastiano Mart. A popularibus S.Laurentii in Campis Instituita sit Anno D. MDCCCXVI tertio Id.Aug. Priorum votis”. |
|
Nel 1785, a seguito della soppressione di tutte le compagnie laiche volute dal granduca Pietro Leopoldo di Lorena, tutti i beni mobili e immobili della secolare Confraternita di San Girolamo furono assegnati alla chiesa e venduti all’incanto. Furono inoltre soppressi tutti i patronati delle comunità e del popolo che divennero giuspatronato del granduca. Nei primi decenni dell’Ottocento (1808-1814), dopo la breve parentesi della dominazione francese a Campi, si ha la rinascita della Confraternita della Misericordia fondata nel 1546, la cui storia fino allora unita alla pieve di Santo Stefano, si intreccerà per molti anni a un’altra chiesa del territorio campigiano: San Lorenzo. La Misericordia di Campi lascia la pieve di Santo Stefano e assume il nome di ”Misericordia di San Lorenzo “ L’anziano priore don Andrea Benini,( 1759-1817) parroco di San Lorenzo, concesse l’oratorio con il consenso: “ la Sovrana permissione ” limitandosi alla richiesta di un piccolo canone di affitto: come si legge in un documento del maggio 1816 della Compagnia di San Girolamo. La Misericordia utilizzava inoltre un edificio a due piani attaccato alla chiesa comprendente: al piano terra oltre all'oratorio di san Girolamo il Vestibolo, utilizzato come rimessa dell'autocarro funebre e al piano superiore la Sala del Magistrato, utilizzata per le riunioni. L'orgoglio del popolo di san Lorenzo per aiutare “ La Venerabile ” si concretizza nel 1820 con la demolizione del campanile a vela e la costruzione, fortemente voluta dal parroco don Angiolo Benvenuti, di un nuovo campanile a torre concepito per sostenere la grande campana acquistata nel 1823 dalla Misericordia. “ Il Campanone ”, come veniva chiamato, serviva a richiamare i confratelli residenti nei popoli vicini per compiere le opere di carità, è ancora oggi collocato nella cella campanaria del restaurato campanile e svolge dal 1962 la sua tipica funzione di richiamo per le funzioni. Il forte legame fra la Misericordia e il parroco di san Lorenzo don Francesco Papini (1824-1871) ha avuto purtroppo un tormentato periodo conflittuale come riportato dai numerosi documenti redatti nell'arco di diversi anni. Alla fine del XIX secolo i confratelli della Misericordia decisero con il Magistrato di prendere in considerazione la realizzazione di un cimitero riservato agli iscritti e dopo molte riunioni negli anni 1909-1914, il 10 luglio del 1917 iniziarono i lavori per il nuovo cimitero, in località detta ( La Chella ), sulla via di San Giorgio vicino al cimitero comunale. Il cimitero fu inaugurato il 6 aprile 1919. I lavori vennero affidati principalmente al famoso architetto fiorentino Severino Crott (1888-1972) e fra il 1926-1927 apportò modifiche specialmente variando il disegno della cappella centrale. Nel 1926 si pensò anche alla costruzione di una nuova sede per la Confraternita e alla ristrutturazione della vecchia chiesa di San Lorenzo; i progetti, conservati nell'archivio parrocchiale, furono firmati dal Crott con soluzioni in stile rinascimentale. Nel gennaio 1960 il nuovo trasferimento della Confraternita a Campi in via Montalvo interrompeva definitivamente il legame ultracentenario con la chiesa di san Lorenzo. L'Antica Festa di San Sebastiano Patrono della Misericordia celebrata nella chiesa di San Lorenzo a Campi. Il 20 Gennaio la chiesa celebra la festa di San Sebastiano. Informazioni e leggende in special modo su alcuni episodi della sua vita, sono narrati nella “Passio Sancti Sebastiani“. Sebastiano nasce a Narbonne in Francia nel 256, non c'è invece, una data precisa sulla sua morte 20 gennaio del 288 o 304. Si trasferì a Milano, dove fu educato e istruito nei principi della fede cristiana. Si recò poi a Roma, dove diventò un alto ufficiale dell'esercito pretoriano imperiale. Forte del suo ruolo, potè sostenere i cristiani incarcerati, provvedere alla sepoltura dei martiri e diffondere il cristianesimo fra i militari. Quando Diocleziano scoprì che Sebastiano era cristiano, sentendosi tradito, lo condannò a morte. Fu legato a un albero, denudato, trafitto da molte frecce in ogni parte del corpo. Creduto morto i soldati lo abbandonarono e una donna Irene, andò a recuperare il corpo, per la sepoltura, ma si accorse che il soldato era ancora vivo, lo curò dalle ferite e Sebastiano, prodigiosamente guarito, proclamò la sua fede al cospetto dell'imperatore. Diocleziano decise allora che fosse flagellato a morte, castigo che fu eseguito. Il suo corpo fu allora gettato nella “ Cloaca Massima “ dove fu raccolto dalla matrona Lucina che lo trasportò sino alle catacombe sulla via Appia dove fu sepolto. San Sebastiano è invocato come patrono di molte delle Confraternite di Misericordia a causa del suo aspetto di soccorritore che interviene in favore dei sofferenti. Esaminando lo statuto della Misericordia di Campi Bisenzio, nata nel 1546, al titolo IV art 39 “ Le Feste “ si legge : “ La Misericordia venera San Sebastiano quale suo protettore e patrono. La festa patronale si celebra, di regola, una volta all'anno nella domenica successiva al 20 gennaio, giorno dedicato al Santo patrono. In questo giorno dell'anno 1581 si ha, seguendo una bella tradizione, la benedizione e distribuzione dei “ pannellini ” ( i panini ). Fino al gennaio 1960 la festa del Santo si celebrava nella chiesa di San Lorenzo. Ricordo che il bell'addobbo dell'abside, allestito con drappi rossi e nastri oro e argento, per le solenni Quarantore della festa della Epifania, veniva conservato per solennizzare la posa sull'altare maggiore della bella e originale statua del Martire, oggi conservata nel vicino oratorio della “ Casa del Volontariato “ di via Saffi. La caratteristica cerimonia dell'imposizione della veste chiamata “ Buffa ” ai nuovi fratelli durante la solenne messa, i Vespri e il panegirico del Martire, con la presenza del Magistrato e dei confratelli, concludevano la solennità . Su decisione del Magistrato, in questi ultimi anni, per permettere a tutta la popolazione campigiana di partecipare alla festa, viene scelta ogni anno una parrocchia diversa del vicariato per onorare il Santo martire. |
|
Edificio comprendente: piano terra Oratorio e Vestibolo, piano superiore sala del
Chiesa di San Lorenzo, Antico Oratorio di San Girolamo
Chiesa di San Lorenzo, Affresco dell’altare dell’oratorio
Chiesa di San Lorenzo a Campi
Oratorio della Venerabile Misericordia Campi Bisenzio |
- Dettagli
Se osserviamo una vecchia foto della facciata della chiesa di San Lorenzo ci accorgiamo che fra la canonica e la chiesa, sul lato sinistro, esisteva un fabbricato.
Dalla canonica, attraverso questo edificio illuminato da due finestre e chiamato “Il Granaio", con una scala di legno si arrivava alla cantoria, costruita sopra la porta d'ingresso della chiesa e dotata di una balaustra in finta pietra.
La Cantoria fu demolita nel 1959 per volere del parroco don Onorio Masetti.
Verso la fine del settecento in questa cantoria, in mezzo a due piccole finestre rettangolari, fu collocato un organo divenuto famoso e di cui racconto la sua storia.
Dalla "Gazzetta Toscana" del 12 Agosto 1773, si rileva che l'organo fu fabbricato da Pietro Agati, famoso organaio pistoiese, su commissione del priore don Andrea Benini da lui finanziato e di conseguenza di sua proprietà.
Nello stesso documento si ricorda l'inaugurazione dell'organo con i solenni festeggiamenti del 10 Agosto, festa di San Lorenzo.
E' sorprendente sapere come questo strumento, realizzato dall'Agati, fu perfezionato dal priore, sacerdote di grande levatura culturale, esperto di arte organaria e musicale, con l'aggiunta di un nuovo registro di “ graditissima e dolce armonia ”.
Il priore don Andrea era anche dotato nel campo della meccanica musicale, come ci ricorda il parroco di San Rufignano a Sommaia don Antonio Servolini che da lui acquistò l'organo per la sua chiesa.
In un documento del 1803 il Servolini annota: “ padre Andrea Benini; priore di San Lorenzo a Campi, uomo pieno di meriti grandi e poco noto alla repubblica letteraria per la sua umiltà e meno noto ai superiori ecclesiastici per le solite ragioni che io tacerò. ” era forse seguace della dottrina giansenista.
La passione per la meccanica organaria fu trasmessa da don Andrea anche al giovane contadino da lui istruito sia nella meccanica come pure nell'abilità di suonare lo strumento, fino al punto di superare il suo padrone e maestro.
Il contadino era Michelangelo Paoli (1777- 1854 ), divenuto poi onore e vanto del popolo di San Lorenzo.
Nel mese di Ottobre del 1817 l'organo settecentesco, restaurato da Michelangelo, alla morte del vecchio parroco, fu venduto dal nipote Rocco alla pieve di Santo Stefano a Campi dove ancora oggi è conservato.
Con questo articolo termina la pubblicazione “ La storia , la fede, la tradizione del popolo di San Lorenzo a Campi “ .
Desidero ringraziare il parroco don Ivo per la disponibilità alla pubblicazione sul sito parrocchiale, la signora Rita Frati, preziosa collaboratrice nella pubblicazione di queste memorie. Franco Masi
- Dettagli
Negli anni novanta del XX secolo alla parrocchia di San Lorenzo a Campi sono stati annessi il territorio e la popolazione della confinante parrocchia di San Martino, cambiando dopo molti secoli nome e diventando così Parrocchia dei Santi Lorenzo e Martino. Siamo diventati quindi partecipi a pieno titolo della gioia di avere come nostra paesana una grande figura: Teresa Manetti, conosciuta da tutti come la Bettina. Beatificata da papa Giovanni Paolo II a Firenze, il 19 ottobre 1986 e con delibera del consiglio comunale n.180 del 07 Dicembre 1999, in seduta pubblica, dichiarata Patrona del nostro Comune.
Ho sempre desiderato conoscere a fondo questa famosa campigiana e due anni fà ho avuto l'occasione di scrivere un suo profilo biografico da cui traggo queste notizie.
L'ordine dei Fratelli della Beata Vergine Maria del monte Carmelo detti comunemente Carmelitani, ha le sue origini nell'anno mille sul quel monte in Palestina. Da sempre questo monte è stato considerato il giardino verdeggiante simbolo di fertilità e bellezza; ”Kamel” in aramaico significa giardino.
E' un ordine religioso cattolico, eremitico, contemplativo. Stabilitosi poi in occidente fu assimilato all'ordine dei mendicanti e sull'esempio di Maria e del profeta Elia, si dedicano alla preghiera contemplativa e apostolato. L'abito è costituito da una tonaca color tanè e cappa bianca. Dalla riforma di San Giovanni della Croce e di Santa Teresa d' Avila ebbero origine i Carmelitani “ Scalzi ” o Teresiani frati e monache che, nel 1593, ottennero da papa Clemente VIII una completa autonomia dai Carmelitani di antica osservanza detti poi “Calzati”.
Bettina quando si trattò di scegliere uno stile di vita, era indecisa fra due ordini: quello francescano e l'ordine Teresiano. Un frate francescano, padre Andrea da Quarrata, suggeriva a Bettina l'ideale del Santo di Assisi.
“Vedremo chi vincerà, se San Francesco o Santa Teresa”, diceva Bettina. Ma la scelta era già stata fatta. In uno dei suoi raccoglimenti misteriosi e ineffabili, Bettina aveva veduto e udito S. Teresa d'Avila che la invitava a seguirla. Aveva quindi vinto la grande mistica, Bettina scelse l' ideale del Carmelo, fatto di contemplazione e di amore totale a Dio e propose alle sue amiche la regola del Terz' Ordine Carmelitano di S. Teresa.
“Bambine bisogna essere povere e umili. Andiamo a farci sante. Non pensiamo a noi; a noi penserà il Signore” E' il tramonto del 15 luglio 1874, ai primi vespri della Madonna del Carmine, Bettina assieme a Isolina e Anna diventano Terziarie Carmelitane avviandosi verso il casolare solitario e silenzioso sotto il Bisenzio chiamato il “Conventino”. Il 12 luglio 1888 nella nuova chiesa, Bettina e altre ventisette donne si avvicinano all'altare per compiere l'atto definitivo della loro scelta. Cadono i capelli, si indossano le vesti carmelitane, si cambia il nome in segno di totale appartenenza a Cristo e Bettina sarà d'ora in poi Suor Teresa Maria della Croce. Un grande avvenimento si era attuato. E' il mistero dei disegni di Dio e l'ineffabile gioia di chi a lui si affida. Si era trapiantata dalla Castiglia alle rive del Bisenzio una nuova linfa che avrebbe maturato nel tempo il miracolo di donne che sceglievano Dio come loro ideale e sorgente di vita: lo Spirito del Carmelo. A questo scopo la Madre, indirizzava la sua opera, i suoi sforzi, i suoi insegnamenti. Sulla porta di ogni cella, lungo i corridoi, Bettina aveva fatto apporre iscrizioni della grande Santa d'Avila “Dio solo basta. Troverà Dio chi lascerà se stesso. Cammina alla mia presenza e sarai perfetto”.
Dopo aver scoperto Bettina mi rimane sempre il solito desiderio che col tempo è diventato come un tormento: esiste un legame fra Bettina e l'antica devozione alla Madonna del Carmine del mio popolo di San Lorenzo? Avrà saputo Bettina di questa devozione e del quadro della Madonna del Volterrano? Purtroppo non ho trovato nessun conferma, ma voglio credere che così sia stato e a questa speranza non voglio rinunciare.
Da “Profilo Biografico Teresa Maria della Croce - Bettina” Anno 2019.
Franco Masi
- Dettagli
Il nostro patrono, il diacono Lorenzo, è uno dei sette diaconi di Roma; poche sono le notizie sulla sua vita.
Lorenzo nasce a Huesca in Aragona alle falde dei Pirenei in Spagna nel 225 e muore a Roma il 10 Agosto del 258.
Da giovane fu inviato a Saragozza, ove completò gli studi umanistici e teologici; qui conobbe il vescovo Sisto, insegnante in un famoso e apprezzato centro di studi della città. Tra maestro ed allievo si creò una stima e un' amicizia reciproche.
In seguito entrambi lasciarono la Spagna per trasferirsi a Roma
Quando il 30 agosto 257 Sisto fu eletto vescovo di Roma, affidò a Lorenzo il compito di arcidiacono, cioè di responsabile nella distribuzione dei beni della chiesa ai poveri e alle vedove della diocesi di Roma.
Nell' agosto del 258 l'imperatore Valeriano emanò un editto, secondo il quale tutti i vescovi presbiteri e diaconi dovevano essere messi a morte.
L'editto fu immediatamente eseguito, al tempo in cui Daciano era prefetto dell'Urbe.
Sorpreso mentre celebrava l' Eucarestia nelle catacombe di Pretestato, il vescovo divenuto papa con il nome di Sisto II, fu ucciso il 6 agosto insieme a quattro dei suoi diaconi; il 10 agosto fu la volta di Lorenzo, all' età di 33 anni.
Le vicende più note del martirio di Lorenzo sono descritte, con ricchezza di particolari, nella “Passio Polychromi”, di cui abbiamo tre redazioni ( V - VII sec).
In questo racconto è un dato di fatto che siano contenuti elementi leggendari, anche se talune notizie qui presentate sono note anche da testimonianze precedenti come quella di Ambrogio nel “De Officiis Ministrorum”, ripresa, in seguito, da Prudenzio e da Agostino d' Ippona, poi ancora da Massimo di Torino, Pier Crisologo, papa Leone I.
Ambrogio descrivendo il martirio di Lorenzo menziona la famosa graticola, strumento del supplizio e ricorda la famosa frase con cui l' arcidiacono della chiesa di Roma, rivolgendosi ai suoi aguzzini dice: Assum est....versa et manduca, “ E' cotto....girami e mangia”.
Per via di questo passo nel medioevo si diffuse la credenza secondo cui il corpo del martire fu fatto a pezzi e dato in pasto alla plebe vittima di una carestia.
La famosa Notte di San Lorenzo è tradizionalmente associata al fenomeno delle stelle cadenti, considerate evocative dei carboni ardenti su cui il Santo fu martirizzato.
Sue caratteristiche iconografiche sono: la graticola, il ramo di palma, la dalmatica rossa, il libro, l' elemosina; è Patrono dei diaconi, pompieri, cuochi, librai.
Nella nostra chiesa ci sono molte opere che ricordano e onorano il martire. Quelle dell'abside sono le più antiche: ammiriamo, scoperto e restaurato, in occasione dei lavori di ricostruzione del 1963, il frammentario ciclo di affreschi di scuola fiorentina della prima metà del quattrocento, che illustrano storie della sua vita; nella parete sinistra vediamo San Lorenzo nell'atto di salvare le anime del purgatorio, nella parete destra la scena del martire che presenta i poveri all'imperatore; completa il ciclo pittorico la cupola con gli stemmi dei quattro evangelisti.
Sull' altare nella cappella dell' Arcangelo è visibile il busto in terracotta, copia di pregevole fattura attribuito a Donatello, la cui copia originale è custodita nella sacrestia vecchia dell' omonima basilica medicea fiorentina.
A causa di un incendio, all' inizio degli anni cinquanta, fu distrutta la bella finestra settecentesca dell'abside e sostituita nel 1952 da una piccola circolare con vetrata rappresentante San Lorenzo benedicente su disegno di Severino Croff, famoso architetto fiorentino autore anche del distrutto altare maggiore di marmo bianco.
Questa vetrata, in seguito, fu tolta e fatta restaurare da don Aroldo e collocata all'inizio degli anni settanta all'interno nella controfacciata.
Il nuovo complesso figurativo del patrono, voluto da don Onorio, è inserito armonicamente nel programma di rinnovamento dell'edificio, di cui è autore lo scultore umbro Giovanni Riccetti: i rilievi del portale maggiore con episodi della vita, il mosaico con la Glorificazione di San Lorenzo collocato sulla facciata.
Da “ La fede, la storia, la tradizione del popolo di San Lorenzo a Campi “
Franco Masi
- Dettagli
La devozione e il culto alla Madonna sono numerosi e vari e acquistano particolare importanza nelle chiese, erette dal popolo cristiano in Suo onore e nelle quali simulacri, icone, reliquie, si venerano in quanto riferiti a un avvenimento o a una tradizione. Anche nella chiesa di San Lorenzo, agli inizi del XIII secolo, piccolo oratorio, nato come luogo di preghiera per accogliere gli abitanti del piccolo villaggio sulla sponda destra del fiume Bisenzio, esistono questi segni legati in particolar modo a un'icona della Vergine venerata da secoli con il titolo di Madonna del Carmine.
Le Antiche Reliquie
Nell' inventario della visita pastorale dell'arcivescovo Alessandro de' Medici del 19 novembre 1616 sono per la prima volta ricordate ” Reliquie antichissime ” legate al culto dei santi titolari delle chiese campigiane confinanti, fra cui oltre a quella del Santo titolare, una della Vergine Maria, nella quale si conserva un frammento della veste.
Reliquiario Multiplo Manifattura toscana metà sec.XVIII.
Legno scolpito, intagliato, lavorato a giorno e dorato. Nel retro Sigillo arcivescovile di mons Eugenio Cecconi arcivescovo di Firenze. Reliquiario portato nelle solenni processioni annuali accompagnato dal quadro della Madonna.
Lo Scapolare Mariano
Da sette secoli, lo scapolare della Vergine del Carmine, è un segno approvato dalla chiesa e accettato dall' Ordine Carmelitano come manifestazione esterna di amore a Maria, di fiducia filiare in Lei e come impegno a imitare la sua vita.
La parola “ scapolare ” indica una stoffa che i monaci indossavano sopra l'abito religioso durante il lavoro manuale. Col tempo assume un significato simbolico cioè quello di portare la croce ogni giorno, come i discepoli e i seguaci di Gesù. Nei Carmelitani, lo scapolare divenne segno della loro identità e della loro vita. Simboleggiò il vincolo speciale a Maria, esprimendo fiducia nella sua materna protezione e desiderio d'imitare la sua vita come dono a Cristo e agli altri. Secondo la tradizione la Madonna dona, durante una visione, lo scapolare al santo inglese Simon Stock Priore generale dell' ordine.
Manifattura toscana, seconda metà sec XIX. Oggetto di squisita fattura espressione di una viva devozione popolare, capace di creare piccoli manufatti di grande delicatezza e bellezza.
Il vecchio tabernacolo
Come già visto “ il quadro di tela dipintovi la BVM del Carmine “ era posto sul gradino dell'altare in un tabernacolo di legno intagliato, dorato e dipinto di verde a simulazione di marmo perlato, con cristallo e coperto all'interno da una tendina di seta celeste con bordo d'argento e in mezzo monogramma M .
Manifattura toscana, prima metà del XIX secolo inventario del 1886 n.78
L'antica Macchina Processionale o Fercolo
Il fercolo è un baldacchino che viene utilizzato per portare in processione simulacri di Madonne e Santi. Il termine deriva dal latino “ ferocultum,” ossia portare per il culto; il quadro della Madonna veniva infatti portato a spalla da otto uomini. Questa macchina è descritta al numero 48 dell'inventario del 1886 come “ assai antica e alquanto deperita “ A partire dal 1894 venne restaurata e ridorata ed è stata usata fino alla metà degli anni cinquanta, parti di essa sono ancora conservati in canonica fra cui una coppia di angeli.
Il nuovo Tronetto
Nel chronicon del 1955 don Onorio Masetti annota: “ per la festa della Madonna del Carmine, è stato fatto il nuovo tronetto, molto più piccolo , portato da 4 uomini, poiché quello vecchio, molto grande, era addirittura indecente“.
Questo tronetto oltre a servire per le processioni era utilizzato anche come teca per la conservazione del dipinto sull'altare.
Mi ricordo che venne così scartato il progetto del bellissimo baldacchino disegnato dal famoso architetto Severino Crott. Le fotocopie del disegno sono conservate nell'archivio parrocchiale.
Manifattura toscana, 1955 legno scolpito, intagliato a giorno e dorato con baldacchino a forma di corona e angioletti ai lati.
La nuova statua
La profonda trasformazione economica e sociale avvenuta agli inizi degli anni sessanta ha sostanzialmente modificato usi e costumi. Con il benessere cominciano a diffondersi le automobili e in estate molti parrocchiani iniziano a andare in vacanza al mare, tanto che don Onorio Masetti decise di spostare la tradizionale festa della Madonna che si svolgeva la terza domenica di luglio con la solenne processione sempre meno frequentata. Scelse la prima domenica del mese di ottobre festa della Madonna del Rosario. Il quadro della Madonna del Carmine viene sostituito in processione dalla nuova statua posta sopra un'auto addobbata con luci e fiori e i tradizionali scapolari sostituiti dalle corone del rosario.
Manifattura toscana, sec XX statua in cartapesta dipinta con base in legno, acquistata nel 1957 e realizzata utilizzando una forma esistente del laboratorio del convento delle Bettine di San Martino. Molti parrocchiani erroneamente hanno così attribuito a questa statua il titolo di Madonna del Rosario.
Da “ Memoria storica di un'antica devozione alla Vergine del Carmine venerata nel popolo di San Lorenzo a Campi. ” Franco Masi.
Pagina 1 di 2